Ok, il prezzo è giusto?
Tutti conosciamo la differenza tra prezzo e valore ma raramente ci comportiamo di conseguenza.
Il prezzo che pago ogni mattina per la sveglia alle 6.30 sono due occhiaie più marcate del solito. Il valore che questa sveglia genera è di gran lunga superiore al suo prezzo. Ogni mattina, mi affaccio alla finestra insieme a mio figlio, e osserviamo due cornacchie che stanno facendo il nido sull’albero di fronte. Le rondini sfrecciano veloci e ci stupiamo, entrambi. Mi vergogno a dirlo, ma prima di adesso non avevo mai prestato molta attenzione alla natura urbana. Ho gli occhi stanchi, ma pieni di meraviglia. Il prezzo è giusto.
Prezzo e valore non sempre coincidono, anzi è vero il contrario. Per alcune persone le ore di sonno perse o le occhiaie possono rappresentare un prezzo inaccettabile. Per altre, guardare fuori dalla finestra per mezz’ora ha un valore pari a zero.
Non a caso, la parola valore ha significato sia economico sia morale.
Il prezzo che si paga ogni volta che esponiamo qualcuno online contro la sua volontà – un minore o una principessa – è sempre molto alto, nonostante possiamo percepire il contrario.
Il valore che un video di un bambino che fa la cacca sul vasino genera1, giustifica il prezzo dell’intimità violata? Solitamente il valore generato dall’esposizione dei bambini online è molto basso, anche se nell’immediato si può pensare il contrario. Lo pensa chi coinvolge i bambini in sponsorizzazioni sui social, perché in alcuni casi il ritorno economico è alto.
Ma di nuovo, proviamo a calcolare il valore finale a partire dal prezzo che stiamo facendo pagare al protagonista di quel contenuto.
I like sono diventati da circa un decennio la misura del valore di molte cose, ma solo adesso ci stiamo rendendo conto che questo sistema di valutazione è fallato. Vendereste mai la vostra casa in cambio di banconote del Monopoli?
Ecco, i like sono le banconote del monopoli.
Partiamo dal valore
Spesso acquistiamo qualcosa perché il prezzo è basso. Gli acquisti possono stimolare il rilascio di dopamina, contribuendo a una sensazione temporanea di soddisfazione e benessere, ed ecco perché le nostre case sono piene di ciarpame difficile da giustificare razionalmente.
Spesso, agiamo in un modo perché ci sembra il più conveniente sul momento. Anche il gossip e l’oversharing, quando si ha una platea potenzialmente sterminata sui social, rispondono allo stesso bisogno di soddisfazione.
Interrogarsi un po’ più spesso sul valore delle cose può salvarci il conto in banca. E la reputazione, per la quale non esistono 52 week challenge per correre ai ripari.
Incipit della settimana
Delphine de Vigan, Tutto per i bambini, Einaudi. (R)
52 week challenge
20 come la data ufficiale dell’inizio della primavera. E siamo a 257 euro.
giuro, ho visto anche quello nella mia lunga permanenza sui social dal 2008 ad oggi