L'aneddotica non è statistica
Del perché la nostra esperienza personale non è universale e di nonne che comandavano in casa.
Quando tuo nonno prendeva la paga, la portava direttamente a tua nonna. Era lei che comandava in casa e aveva l’ultima parola su tutto. Tua madre ha ricominciato a lavorare pochi mesi dopo la tua nascita, è stata fortissima, inarrestabile e ha persino fatto carriera. Il nostro Paese è guidato da una donna. Idem la commissione europea, e pensa te, Ursula Von der Leyen ha pure sette figli.
Se raccontassimo questo quadretto a un alieno di passaggio, penserebbe che viviamo nel paradiso in terra dell’uguaglianza di genere. E per quanto possa essere allettante far finta che sia così, perché magari a noi le cose vanno meglio che alle altre, non è così.
L’aneddotica non è statistica. Se tua nonna teneva i cordoni della borsa nel 1950, oggi, nel 2024 c’è circa 1 milione e mezzo di donne che non ha un conto corrente, né proprio né cointestato.1
Se sei tornata dalla maternità e hai trovato il tuo posto di lavoro esattamente dove lo ha lasciato, tieni conto che 47.000 donne si sono dimesse, perché non riescono a conciliare un impiego a tempo pieno con l’accudimento dei figli. Perché probabilmente quel lavoro non le paga abbastanza per accedere ai già scarsi servizi.
È inutile citare i casi di successo, perché mai come in questo ambito si tratta di casi, quasi nell’accezione di “fato” del termine.
Se avere una Presidente del Consiglio ti sembra un grande traguardo, sappi che le donne nei consigli regionali occupano il 20% scarso degli scranni. E ricordati che le regioni si occupano di sanità, di infrastrutture, di istruzione e formazione professionale, di cose che hanno impatto sulla vita quotidiana di milioni di persone. Senza una prospettiva di genere, le esigenze delle donne e delle ragazze finiscono in fondo all’agenza politica.
Che voglia di chiuderla qui, vero?
Non ti serviva un’altra sbornia di dati deprimenti, l’otto marzo è stato appena due giorni fa. Mi spiace, non volevo rovinarti la giornata.
Facciamo che questa sezione conta da promemoria di cose che si possono fare, nel nostro piccolo, anche se ci sembra di fermare il mare col cucchiaio.
Parlare di soldi. Fa bene a uomini e donne. Quando qualche anno fa ho iniziato a parlare di violenza economica su Instagram, mi hanno scritto diverse donne per dirmi che stavano realizzando in quel preciso momento di esserne vittime. Se la persona con cui condividi la vita controlla le tue spese, se l’accesso al denaro della famiglia è appannaggio di una sola persona, c’è un problema.
Usare i soldi: le imprese a guida femminile promuovono politiche di welfare aziendale più inclusive e creano ambienti migliori. E mi spiace se una volta hai avuto una capa stronza, l’aneddotica non è statistica. Comprare beni e servizi da aziende fondate da donne è un’azione concreta che possiamo fare per sostenere le donne nel mondo del lavoro.
Usare la matita: l’8 e il 9 giugno si vota per le europee ed è possibile esprimere la doppia preferenza di genere. Puoi votare contemporaneamente per una donna e per un uomo e hai abbastanza tempo per informarti sui programmi e le intenzioni delle persone candidate.
Possono sembrare consigli un po’ ingenui, probabilmente lo sono. Probabilmente sei un uomo e pensi che le cose che ci siamo detti ti riguardino in maniera molto laterale, se non addirittura per nulla. Vediamo se ti convinco così.
L’uguaglianza di genere ha forti impatti positivi sul PIL che crescono nel tempo e che possono superare gli impatti di altri interventi a favore del mercato del lavoro e dell’istruzione.
Vantaggi economici dell’uguaglianza di genere nell’unione europea.
Incipit della settimana
Monfreda, Quali soldi fanno la felicità? Edito da Feltrinelli (R)
Un saggio sul nostro rapporto col denaro scritto dalla co-founder di RAME, un progetto che rompe il tabù dei soldi, parlandone. Contiene molte domande scomode e delle risposte non basate sull’aneddotica.
52 week challenge
Mettiamo via 8 euro, contiamo fino a 219 e ci vediamo la prossima settimana.
Fonte: Report 2023, Global thinking foundation