La fallacia dei costi affondati
Che non è il nuovo film di Ozpetek ma un bias cognitivo che ci impedisce di andare avanti. Ovvero, la storia di come ho venduto il mio blog.
L’espressione “costi affondati” (sunk cost, in inglese) indica i costi irrecuperabili per un’azienda che decida di uscire dal mercato.
Sei una compagnia aerea. Commissioni una campagna pubblicitaria da un milione di euro, ma lo stesso anno chiudi. Quel milione è affondato. Non si recupera più.
Gli aerei che hai comprato, invece, li puoi rivendere e quindi recuperare (in parte) il costo.
Quel vestito che giace nell’armadio da 5 anni, quello con l’etichetta, proprio quello che è costato 600 euro, continua a risiedere abusivamente a casa tua perché stai sperimentando, senza saperlo, la fallacia dei costi affondati.
È costato troppo, non posso venderlo o, peggio ancora, darlo via.
Bias cognitivi ovvero fregarsi coi nostri stessi neuroni
Quando una cosa ci è costata fatica, quando abbiamo investito tanto emotivamente o economicamente, e quindi perseveriamo in un’impresa che neanche Don Chisciotte, quella cosa lì è il bias cognitivo della fallacia dei costi affondati.
Un bias cognitivo è ciò che ci fa deragliare dalla razionalità fino a negare l’evidenza.
Il bias dei costi affondati ci impedisce di ammettere che è il caso di mollare il colpo. Che quel vestito starebbe meglio su Vinted. Che quel blog che hai aperto nel 2008 e che non aggiorni da 3 anni devi venderlo al miglior offerente.
Tu ce l’hai un costo affondato’
Un grande classico è continuare a fare un lavoro che non ti piace perché è quello per cui hai studiato, magari con grandi sacrifici dei tuoi genitori. Un lavoro che non ti rappresenta, dove ti pagano anche male, magari ma… cosa faccio, butto nel cesso la laurea, la specialistica, l’abilitazione?
Non ti sto incitando a dimetterti domani mattina. O a lasciare la persona che hai accanto.
La fallacia dei costi affondati è l’inclinazione a continuare a investire in una decisione o in un progetto basandoti su quanto hai investito (materialmente ed economicamente) in passato, anche se non è razionale farlo.
Hai visto qualcosa? Io ho visto TheWardrobe.it
Breve riassunto delle alterne fortune di thewardrobe per chi non c’era
Il mio blog nasce da una rubrica che tenevo su un network di urban blog (non ho tempo e voglia di spiegarti cosa sono, questa è una newsletter, non la triennale in archeologia).
TheWardrobe è stato uno dei primi blog di moda italiani del filone “qui scriviamo articoli, mica ci facciamo le fotine”. Grazie a TheWardrobe ho vinto un concorso di Vogue e sono finita a commentare le sfilate.
Per un periodo, ha scritto su TheWardrobe Andrea Vigneri, regalando a quelle pagine uno spessore che mai avrei sognato di avere. E regalando a me il privilegio della sua amicizia.
Grazie al blog ho conosciuto molte persone, ho ricevuto altri inviti, ho lavorato per il Corriere, ho trovato il mio primo lavoro stipendiato. Ho ballato con Andrea Incontri a una festa, assistito all’ultima sfilata del marchio D&G, ho bevuto champagne alle 4 del pomeriggio da Giuseppe Zanotti. E ho trovato molte amiche.

Poi è arrivato Instagram, i blog non se li è cagati più nessuno. E mentre io facevo altro e lavoravo come social media manager, thewadrobe stava lì.
Un paio di volte ho provato a rilanciarlo, sperando diventasse non so cosa, entrambe le volte ho fallito. Prima di ricevere un’offerta da un acquirente, avevo anche chiamato alcune piccole agenzie per un piano di rilancio. Ma sapevo che non avevo le energie da dedicare a scrivere neanche mezzo articolo perché a me, per prima, quelle cose interessavano zero. E scrivere per farsi indicizzare dai motori di ricerca (hai presente come scrive Aranzulla?) è una violenza che non voglio più infliggermi.
Servizio smaltimento relitti marini
Quando hai un costo affondato, hai l’impressione di navigare sempre nello stesso specchio d’acqua. Lì sotto c’è il tuo relitto e non puoi allontanarti. Il bello è che neanche lo sai finché qualcuno non te lo dice. Quindi te lo ripeto:
La fallacia dei costi affondati è l’inclinazione a continuare a investire in una decisione o in un progetto basandoti su quanto hai investito (materialmente ed economicamente) in passato, anche se non è razionale farlo.
disse la consulente di carriera del master che sto frequentando.
E nel giro di una notte ho deciso. Mollare il colpo non è fallire. E anche se lo fosse?
Il mio relitto non è più mio. Gli ho voluto bene, ma ho bisogno di navigare altrove.
Incipit della settimana
È un momento fenomenale in cui vivere.
In questi anni sta avvenendo una distruzione di tutte le certezze che hanno sempre accompagnato l'umanità: la memoria del passato non è più scontata, la visione del futuro per alcuni è motivo di entusiasmo, per altri è simile a un'apocalisse, e non ci sono premesse condivise su cosa significhi vivere insieme ad altri esseri umani che hanno idee, pensieri e credenze diverse dalle proprie.
Gancitano, Colamedici, La società della performance, Ed. Tlon.
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Ep. 1 - Non sono loro, sei tu.
I momenti apicali della mia relazione tossica sono stati due. Quando mi sono ritrovata a urlare “ma come è possibile?” davanti a una sfilza di persone in fila al bancomat in Piazza Massimo a Palermo e, qualche anno più tardi, quando mi sono presentata in lacrime sui Navigli all’ora dell’aperitivo e ai miei amici è toccato offrirmi da bere fino al mattin…
L'appuntamento che amo di più della domenica, da quando mi sono iscritta a questa newsletter, è la lettura di incipt di Simona Melani. Una bella sveglia a metà mattina che ti dà energia e voglia di rimetterti in pista, di dedicarti alla revisione settimanale / mensile di cose, progetti e persone. Adoro! Grazie! Oggi argomento che ti stende come il bucato domenicale al sole e al vento! e poi c'è la 52challenge, ... "da qualche parte bisogna pur cominciare". Ecco cominciate da qui con Simona.
Grazie
Mi piace moltissimo ricevere la newsletter, ho scelto per continuare 52 challenge ma con questa modalità e’ molto più interessante!! Grazie