Studiare è un po' procrastinare
La sensazione che studiare qualcosa equivalga a farla è rassicurante, ma studiare per il piacere di studiare è un lusso da ricchi. A noi persone normali tocca studiare per mettere in pratica.
Studiare troppo a lungo qualcosa è una forma di procrastinazione.
Queste parole, che ho letto per la prima volta sul blog di Felecia Hatcher, mi hanno colpita nell’orgoglio, perché molto spesso evito di agire, sostenendo che non ne so abbastanza. Quindi mi seppellisco tra i libri e mi rimbambisco di podcast finché non penso di poter padroneggiare la materia come si deve. Il che non succede mai.
In quel numero della sua newsletter, Hatcher fa una lista di ragioni per cui siamo portati a consumare qualsiasi informazione e nozione ci capiti a tiro, non concludendo, però, nulla. Ne riporto qui alcune, tradotte, parafrasate e con un po’ del mio:
Paura di fallire: fare qualcosa di nuovo porta con sé il rischio di sbagliare. Studiare all’infinito ci illude di stare facendo qualcosa senza affrontare la paura.
Perfezionismo: quante volte vi hanno ripetuto che le cose “o si fanno bene o non si fanno”? A me troppe.
Paura del giudizio altrui: del resto, quanto è ammirevole una persona che si prepara mooooolto a lungo rispetto a una che si butta a capofitto?
Poca autostima: perché non ci si sente mai abbastanza all’altezza di qualcosa. Se invce ti senti all’altezza di tutto, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 ho una brutta notizia.
Paura della responsabilità: ehi, se non faccio niente, niente di male potrà accadermi. Questo vale solo su Fortnite, ma devi nasconderti molto molto bene.
Forse questa cosa sta capitando anche a te, che hai deciso di iscriverti a questa newsletter per imparare a risparmiare. Caschi male, non ho niente da insegnare, ma molte cose da condividere, questo sì.
Hai fatto l’iscrizione a Incipit, hai magari cominciato a googlare qualcosa in tema di pensione integrativa, a posto così.
Stai imparando? Probabilmente sì. Ma stai già facendo qualcosa di concreto?
La sensazione che studiare qualcosa equivalga a farla è rassicurante, ma studiare per il piacere di studiare è un lusso da ricchi. A noi persone normali tocca studiare per mettere in pratica. Quindi smetti di “imparare a risparmiare” in teoria e impara risparmiando in pratica.
Terapie d’urto
Quando ho iniziato a tenere traccia delle spese ho fatto una cosa abbastanza radicale. Prelevavo ogni lunedì 100 euro1 e con quelli dovevo vivere una settimana. Quello che restava lo mettevo via la domenica (la challenge è nata un po’ così, se devo confessarlo).
Stiamo parlando di un periodo in cui se chiedevi di pagare 10 euro col bancomat al bar ti buttavano fuori a calci e liberavano i cani per farti inseguire.
Parallelamente, segnavo su una nota del telefono tutto quello che compravo con quei contanti. Un lavoro noiosissimo, che era molto facile da abbandonare.
Ho provato anche il kakebo, ma dopo tre settimane di entusiasmo è finito a fare da sottobicchiere.
Se dovessi replicare questo esperimento adesso, probabilmente caricherei i soldi su una prepagata e finiti quelli, finita la festa.
Non posso dire che questa tecnica funzioni per tutti, ma per me ha funzionato perché separarmi dal contante è sempre stato psicologicamente più difficile che “strisciare la carta” (come dicono quelli che hanno vissuto anche in un mondo senza contactless).
Adesso pago tutto con carta, bancomat o Satispay quindi alla fine del mese faccio i conti in un istante.
Passiamo all’azione
Uso il plurale perché non ho ancora fatto i conti del mese di gennaio. Tu li hai fatti?
Scarica gli estratti conto di gennaio, e lavora su quel file excel.
Com’è la situazione? Quante entrate hai avuto? E quante uscite?
Si tratta di operazioni straordinarie (es. hai venduto una borsa da 200 euro su Vinted o dovuto riparare la macchina) o ordinarie (lo stipendio, l’abbonamento a Netflix)?
Analizza con attenzione le uscite e aggrega le voci simili come hai visto nel primo numero di incipit. Ti metto qui il file da scaricare nuovamente, è una lista di voci di spesa generiche che può servirti come base per la tua lista personale.
Quanto è rimasto? Provi soddisfazione o frustrazione? Qual è la voce di spesa che ti fa più arrabbiare?
Parti da quella, e ne riparliamo il mese prossimo.
Incipit della settimana
Senza una bussola, senza una mappa
Non c’è un ordine per perdere la rotta, per iniziare a non avere una meta. Per non pensare al perché, per non avere un obiettivo, per dover dare un senso per forza a tutto, per poter sprecare un po’ di tempo.
Basta farlo, basta iniziare, senza una bussola, senza una mappa: perdersi in rete, per il semplice gusto di sorprendersi.
Rossitto, Perdersi in rete. Lo trovi gratis qui in versione digitale.
52 week challenge
Oggi esce il 23 per ragioni che non sto qui a spiegare. L’ammontare della challenge ad oggi è 129 euro. Niente male.
Piccolo post scriptum
Un paio di precisazioni su questa newsletter, che dalla prossima volta saranno aggiunte in calce. Ci tenevo a dar loro dignità e renderle visibili.
I libri che consiglio li ho letti. Alcuni li ho ricevuti in regalo dalla casa editrice, in diversi casi parecchi anni fa. Quello citato oggi l’ho ricevuto dal suo autore. Altri libri invece li ho comprati. Dal prossimo numero, i libri ricevuti in regalo saranno contrassegnati da (R) che vuol dire regalo.
Quando indico il link a cui acquistare il libro, si tratta spesso di un link in affiliazione. Avete visto negli scorsi numeri la dicitura aff, che però non credo sia chiara a tutte le persone. L’affiliazione è un meccanismo grazie al quale io guadagno qualche centesimo se una persona compra il libro che ho suggerito. Questo non comporta alcun sovrapprezzo per chi acquista. Per chiarire le cifre di cui stiamo parlando, il mese scorso chi legge questa newsletter ha acquistato 26 euro di libri. Io ho guadagnato 1 euro e 61 cent.
In questa newsletter cito Satispay, un’app che uso quotidianamente. In passato ho collaborato con l’azienda. Al momento non ci sono collaborazioni di alcun tipo con Satispay. Se però volete iscrivervi al servizio, ecco il mio codice di affiliazione, SIMONAMELA, che farà ricevere un bonus a entrambi.
100 euro a settimana è la cifra che potevo permettermi di spendere a settimana per cose che non fossero l’affitto e la spesa per mangiare a casa. Possono sembrare tantissimi o pochi, non è questo il punto. Ognuno ha il suo tettto di spesa e va bene così.
Grazie Simona! Bello essere nel tuo Incipit :-)