Ma tu, sai cucinare?
Sono stata per anni quella persona che fa del non saper cucinare un tratto della sua personalità. Poi è arrivato il default del mio conto in banca.
Conosco almeno un paio di persone che non guidano. Sono persone fantastiche, brillanti, indipendenti e sicure di sé che si guardano bene dal confessare che non hanno la patente.
Quando succede, il copione è sempre lo stesso. I presenti sono sconvolti.
“Ma come, tu, così indipendente non sai guidare?” Poi arriva quello più saggio di Gandalf che se ne esce con la domanda mai fatta prima nella storia dell’uomo.
“E se c’è un’emergenza?”
A nulla valgono i “prendo un taxi”, i “mi faccio accompagnare”, no. A quanto pare, la cosa più giusta da fare quando c’è un’emergenza è mettersi al volante, salire su una scatola di ferro di un centinaio di kg con la mente poco lucida e partire.
Io ho la patente e non amo guidare. L’ho fatto in autostrada una volta sola ed ero terrorizzata. E, ovviamente, per molto tempo mi sono vergognata di ammetterlo.
Non mi sono mai vergognata di dire che non sapevo cucinare, anzi, ne andavo fiera. Ma, nella scala delle priorità, sapersi fare un piatto di pasta commestibile non viene forse prima di parcheggiare in retro?

Certo si può sempre chiamare un delivery, così come chi non ha la patente può sempre chiamare un taxi. Ma se l’idea di prendere un taxi o chiedere un passaggio ogni volta che si ha bisogno quasi ci indigna, come mai non succede lo stesso con quella di ordinare ogni giorno da mangiare?
Sono andata a vivere da sola senza saper accendere un fornello. E non in senso figurato. Sono stata per anni quella persona che fa del non saper cucinare un tratto della sua personalità. Poi è arrivato il default del mio conto in banca.
Ho iniziato a cucinare perché mangiare fuori ogni giorno era diventato insostenibile. Finché vivevo a Palermo – con i prezzi dei primi anni 2000 – potevo mangiare con pochi euro. E, quando finivo i soldi mi presentavo a casa di mio cugino intorno alle 20, dicendo che avevo fame. A Milano le cose erano un po’ diverse.
Quando anche i miei amici si sono resi conto che la situazione spese era fuori controllo per tutti, abbiamo cominciato a organizzare cene a casa, a turno. Il prezzo per persona è almeno la metà.
A casa mia, porzioni e menù da trattoria. E ogni cosa è “schiscettabile”. Ossia buona da portare in ufficio il giorno dopo o da buttare in freezer per le sere in cui ti assale il demone del nonsocosacazzomangiare.
Il meal prep, ossia il menù settimanale
E proprio quando questo demone mi stava per consumare, sono arrivate gli americani a salvarmi. O meglio, le americane con il loro meal prep o meal planning. lo hanno inventato le mamme americane con cinque figli e il minivan.
Karen, con i piccoli Nick, Brian, Kevin, Howie e JAx, mi ha spiegato che loro ogni settimana decidono cosa mangiare, vanno a fare la spesa di conseguenza, e preparano tutto il possibile già la domenica. Risparmio di tempo e soldi.
Mi sembrava una pazzia, ma questa tecnica, combinata alla spesa online per attenermi alla lista senza distrazioni, mi ha fatto dimezzare il budget destinato al supermercato con un netto miglioramento della qualità dei pasti.
Cucinare imitando
Io so fare quattro cose in croce e mai mi sognerei di suggerivi una delle mie ricette, perché vorrei evitare che mia nonna mi compaia in sogno per insultarmi. Quindi ho chiesto a due amiche due ricette base, una salata e una dolce, per salvare il bilancio della settimana
Mi chiamo Myriam Sabolla e mi occupo di cibo da quando ho iniziato a lavorare: prima come digital strategist, poi come food writer, cuoca ed esperta di cucina naturale. Oggi con il mio progetto TheFood Sister mi occupo di cucina con creatività e organizzazione.
Il mio ultimo libro è “La Stagione Vegetale - Cucina Green per tutti i giorni” edito da Slow Food Editore.
Myriam su Instagram ha pubblicato un reel in cui è riuscita a risparmiare facendo la spesa da Eataly (!). Con 3 kg di verdura pagati 5,71 euro ha preparato 3 piatti diversi in quantità oserei dire industriali. Ratatouille, crema di peperoni e bastoncini di carote ottime per i bambini li trovate qui.
Mi chiamo Valentina e sono una fotografa food e content creator. Dal 2011 condivido su Brodo di Coccole, il mio blog, le ricette per una cucina semplice, genuina e che si concili con i ritmi delle nostre vite sempre di fretta. Ho un debole per i cappuccini, per i pacchi di farina, per i gomitoli e i pennarelli. Faccio la Settimana Enigmistica, leggo ancora le favole e aspetto il Natale tutto l'anno.
Su Instagram, YouTube e X cioè Twitter
Io non so fare i dolci, quindi ho chiesto a Valentina una ricetta per la colazione a prova di babbea, quale io divento quando provo ad avvicinarmi alla farina. Lei ha tirato fuori questa torta dei 12 cucchiai, nel senso che non serve neanche la bilancia, quindi nessuno a scusa, basta colazioni con i cornetti surgelati.
Incipit della settimana
Per i cuochi e i sommelier che lavorano a Parigi questo giorno è il più importante dell'anno, quindi lo è anche per me. Non è l'uscita di una guida gastronomica, non è la recensione di un critico misterioso e autorevole, e non è la cerimonia di un premio importante. Non è l'arrivo dei primi tartufi nei primi tonni rossi né primi asparagi.
Non sono neanche le vacanze, perché quando arrivano siamo talmente stanchi che ci ritroviamo a vivere quelle tre settimane in un tale stato di trance alcolica che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno.
Il momento dell'anno che noi ristoratori parigini aspettiamo con più apprensione e desiderio ha luogo all'inizio di luglio, alla periferia di Parigi virgola in un grande prato che non si può neanche definire spelacchiato, perché sarebbe troppo generoso.
Ai bordi di questo campo di patate c'è una griglia dove cuociono grossi pesci interi pescati alla lenza su piccole barche, e sono proprio quelli che noi cuochi, cuoche, cameriere e camerieri serviamo ogni giorno ai clienti. Accanto alla griglia ci sono trecce di mozzarella, salsicce, e c'è un banchetto che fa solo gin tonic; i produttori di birre artigianali sono venuti con un bastimento carico di ghiaccio per tenerle fresche. Sono tutte cose costosissime, ma noi, oggi, non paghiamo niente.
Melilli, I conti con l’oste, edito da Einaudi. Per acquistarlo, link aff.
52 week challenge
Ringraziate Myriam che ha speso 6 euro da Eataly per il numero di questa settimana: Sei, e siamo a 106 euro.
Guido mal volentieri, a lavoro mi sposto a piedi; cucino e non spreco (credo!): ho imparato in cinquant’anni di cucina, iniziata. Catania: mia madre era una cuoca lavoratrice svogliata; mio padre cucinava schifezze. Non c’erano soldi e dovevo sopravvivere.
Grazie per l'interessante newsletter e la sensibilità alle persone senza patente😊da non patentata ho apprezzato molto😉