Sabato 31 agosto 2024 ho pianto, in pigiama, con in testa un cappello alla pescatora che non è neanche mio. Mio marito aveva comprato i biglietti per il concerto degli Oasis a Cardiff, cari come il fuoco, ma era una follia concordata e messa a budget nei giorni precedenti. Non mi vergogno a dire che quella gioia è nella top 10 dei momenti più belli della mia vita.
Ad un certo punto, la coda per il concerto di Dublino, quella dove ero entrata dopo 120.000 persone, è finita. Toccava a me. Me ne sono accorta per caso, mentre stavo per chiudere il pc. Ho preso la decisione irrazionale di prendere altri biglietti, “In demand standing ticket” – biglietti in piedi “molto richiesti”.
Sapevo che non potevamo andare a vedere due concerti del genere in un anno, per motivi logistici innanzitutto, che volare a Ferragosto sarebbe stato un salasso, che dormire a Dublino è un casino. Eppure, ho cliccato, ho comprato. È successo in meno di due minuti. Sapevo, e ho deciso di ignorare qualsiasi elemento razionale.
Non sono stata io a comprare, ma Simona adolescente. Le ho concesso di fare quello che non aveva mai potuto.
Ho preso una decisione antieconomica, e so benissimo perché. Non importa quanto io sia maturata negli anni, non conta la consapevolezza acquisita dai grossi errori commessi. La decisione antieconomica può essere una cena fuori quando sei in rosso, un’auto nuova quando non ne hai bisogno. Può essere piccola, grande. Se non comprendi il tuo punto debole, ne prenderai sempre una. Il mio punto debole si chiama sentimentalismo.
Crying my heart out
Era l’estate di Stop crying your heart out o forse quella dopo, potrei sbagliarmi. Tutti i miei amici (uso il maschile non a caso) erano andati a vedere gli Oasis a Milano. Noi ragazze eravamo rimaste a Sciacca. Anzi, eravamo a Caltabellotta, la sera del concerto degli Oasis, sedute su un muretto, ognuna ad aspettare la chiamata del fidanzato di turno per ascoltare la canzone preferita.
Il mio Siemens azzurro che sembrava un uovo squillò, c’era il mio ragazzo dell’epoca dall’altra parte, che teneva in alto il suo cellulare per farmi ascoltare la canzone che aveva accompagnato la nostra estate. Mi sembrava bellissimo, ma anche molto triste. E infatti piansi. Le mie amiche pensavano che fossi commossa dal gesto del mio ragazzo, in realtà schiumavo di rabbia. Ci accalcavamo a turno al cellulare di qualcuna, per carpire pezzi di un concerto che potevamo solo sognare.
I miei non mi avevano lasciata andare al concerto e avevano le loro ragioni, che naturalmente detestavo e che comprendo solo ora.
Quella è stata l’unica volta che ho sentito gli Oasis dal vivo, filtrati da un Siemens azzurro che sembrava un uovo. Non esisteva whatsapp, non esistevano gli smartphone. Quei minuti rimarranno registrati nel mio cervello per sempre.
(It’s probably) all in my mind
Non appena sono rinsavita, ossia dieci minuti dopo l’acquisto dei biglietti, ho fatto un excel con due scenari. Scenario concerto Cardiff, scenario concerto Dublino. Biglietti, alloggio, soluzioni logistiche per nostro figlio, voli. È materialmente impossibile vederli entrambi, perché la distanza fra le date non consente di ottimizzare i costi e saremmo vicini a quanto abbiamo speso per andare 15 giorni in viaggio di nozze.
Eppure, per tutto il giorno ho pensato a modi per risparmiare, a quanto mettere da parte al mese per potercela fare, come se i destini del mondo dipendessero dalla mia presenza a Croke Park. Sono stata ricondotta alla ragione. Alla fine, i biglietti per Dublino li venderò. E probabilmente piangerò nel farlo.
Where did it all go wrong?
Il dynamic pricing di Ticketmaster è un sistema che regola i prezzi dei biglietti in modo dinamico, ossia: i prezzi possono cambiare in tempo reale in base a diversi fattori.
In pratica, quando c'è molta domanda per un evento (ad esempio il concerto degli Oasis), il prezzo dei biglietti può aumentare, a volte anche di molto, se molte persone stanno cercando di acquistarli nello stesso momento.
Il risultato è che non c'è un prezzo fisso per i biglietti: chi compra prima potrebbe pagare meno, mentre chi aspetta potrebbe trovare prezzi più alti, o viceversa, a seconda di come evolve la domanda.
Il motivo per cui ho potuto comprare 4 biglietti per Croke Park è che molte persone in fila davanti a me, vedendo che i prezzi dei posti in piedi superavano i 400 euro a fronte dei promessi 150, hanno rinunciato. Io, nel delirio del momento, pensavo che fossero i posti per il pit sottopalco. E ho cliccato.
Ora, io sarò anche un’adolescente rincoglionita nel corpo di una trentanovenne con una carta di credito, ma il dynamic pricing è una bella merda.
È il capitalismo, bellezza, e se tante persone vogliono qualcosa, il prezzo aumenta. Del resto, i fratelli Gallagher non hanno mica messo da parte le loro divergenze per amore dell’arte.
Eppure, è giusto applicare i meccanismi del mercato libero quando si parla di musica, arte, cultura? È giusta l’equivalenza perenne persona = consumatrice?
Incipit della settimana
Dickens, Tempi difficili, edito da Feltrinelli
Ambientato a Manchester - anche se mai nominata esplicitamente, racconta la working class e il capitalismo al tempo della rivoluzione industriale.
52 week challenge
Sette, per non infierire oltre su chi ha preso i biglietti degli Oasis e per non dare ulteriori mazzate a chi non ce l’ha fatta.
Ero pronta alla stessa decisione antieconomica (fila per Dublino e Wembley) ma la rotellina del checkout ha deciso per me che devo stare a casa! 😭 Se dovessi davvero decidere di vendere i biglietti e servisse una fidata acquirente (come se non ci fosse sufficiente domanda) sono qui!
P.S. La pietà nell’importo della challenge questa settimana è ampiamente apprezzata! 🫶🏻
Con molta stima (e un pizzichino d’invidia),
Un’assidua follower
Io la sera prima ho fatto un po' di calcoli tra il prezzo a cui pensavo sarebbero arrivati i biglietti, il volo, l'alloggio, il mangiare ecc, e ci ho rinunciato in partenza. Me ne pentirò? Molto probabile. Però sinceramente siamo arrivati a dei prezzi folli e un po' mi sento presa in giro. Andare ai concerti è bellissimo, però stiamo esagerando. Mi ricorderò sempre la faccia di Kurt Cobain quando gli dissero che i biglietti dei concerti di Madonna costavano 50 dollari (o una cifra simile, oggi ridicola), era sconvolto. Se fosse vivo oggi! Ma non giudico chi pensa che quei soldi siano bene spesi, l'importante è che quella spesa ti renda felice alla fine :) goditelo e poi magari raccontacelo please!